Lugano: il pagamento è un po’ criptico

ANDREA BERTAGNI

La felicità in una spunta verde. A volte può nascondersi anche nei dettagli (che dettagli non sono) se non proprio una gioia, una sorta di beatitudine improvvisa. Che sembra arrivare così, all’improvviso, appunto. Anche se è desiderata. Quasi contata, nei secondi che sembrano non passare mai tra cliente e venditore. «Oggi è più veloce del solito», dice un barista che alla domanda se è possibile pagare in LVGA vuole essere sicuro di aver capito bene. «Sì, in LVGA, la moneta virtuale della Città di Lugano», risponde il giornalista in incognito che si finge un cliente. Perché sta facendo un piccolo giro tra i commercianti e i negozianti del centro per toccare con mano reazioni, risposte e osservazioni sul token di pagamento introdotto ormai due anni fa insieme a Bitcoin e Tether. Una modalità, quella dei LVGA, pensata in particolare per i residenti, dato che è legata alla Lugano Card, la tessera di sconti e molto altro riservata appunto ai soli luganesi. 

Tutto questo a un mese dal lancio dell’ultima iniziativa voluta dalla Città per ridare slancio alla piattaforma. Iniziativa che ha devoluto 130 mila franchi in buoni regalo da 50, 70 e 100 franchi da spendere nel circuito. E a detta del Municipio è stata un successo, in quanto «i buoni sono stati riscattati in tempi record». E altrettanto velocemente compare anche la spunta verde di avvenuto pagamento sullo schermetto del POS dedicato esclusivamente al pagamento con LVGA, Bitcoin e Tether che il barista ha recuperato da qualche parte sul bancone. Una prassi comune, in realtà. Quello di tenere il POS dedicato non proprio a portata di mano. Perché vicino alla cassa hanno tutti o quasi solo quello per carte di credito e bancomat. 

Confusione tra POS

Anche la cameriera di un ristorante del quartiere Maghetti si è sorpresa di non trovarlo tra le mille cose del bancone. «È qui, da qualche parte», ha detto al finto-vero-cliente che ha pranzato in quel ristorante proprio per capire come si svolge dall’altra parte del bancone il pagamento in LVGA. La cameriera ha cercato il POS dedicato anche se prima ha presentato quello per le carte di credito e bancomat, convinta che bastasse quello. «Non funziona con questo», la risposta del cliente. «Impossibile, non ne abbiamo altri», ha continuato imperterrita fino a quando, dopo divesi minuti di attesa e imbarazzo, non è arrivato in aiuto un collega. Che ha chiarito tutto e le ha ordinato di prendere l’aggeggio giusto. «Di solito è lento», ha voluto comunque rimarcare il collega come a sottolineare che la prossima volta sarebbe stato meglio scegliere un’altra modalità per saldare il conto. E in effetti bisogna attendere qualche minuto. Molto più di una normale transazione con carta di credito che oggi avviene anche solo per contatto. Immediatamente. Ma tant’è. La spunta verde arriva. Prima sul telefono cellulare del cliente. Poi su quello del ristoratore. Che finalmente può tirare sospiro di sollievo. Come se pagare in LVGA equivalesse a tirare un dado sperando di riuscire a beccare il numero giusto. 

L’atmosfera di smarrimento ed estraneazione non cambia neppure in un negozio vicino a piazza Riforma. È palpabile, anzi, visibile sul volto del commerciante. Come se pagare in LVGA significasse dover partire per un viaggio senza sapere la destinazione. «Questa applicazione è un disastro, soprattutto da quando hanno fatto l’aggiornamento», si lascia sfuggire, prendendo il POS in mano. «Allora com’è che si fa…», mormora mentre a fatica la apre, schiaccia una ics, inserisce l’importo e riesce finalmente a mostrare il codice QR al cliente. A cui non resta che fotografarlo e dare il via libera al pagamento che compare sull’App. Mentre il negoziante aspetta pazientemente di vedere comparire sul suo schermetto la fatidica spunta verde. Che arriva. Bastano alcuni secondi. Anche se l’attesa, a giudicare dal suo volto, sembra infinita. Perché rimane piantato con lo sguardo sui cristalli liquidi. E quando finalmente il pagamento arriva dà l’impressione di aver superato uno degli esami più difficili della sua vita. 

«Migliaia di transazione al mese»

Altro negozio, altra avventura. Qui, a due passi da via Nassa, l’adesivo che dovrebbe avvertire il cliente della possibilità di pagare in LVGA non è esposto in vetrina o sulla porta d’entrata. La domanda è perciò la stessa. «È possibile pagare in LVGA?». «Bella domanda», risponde il commesso in preda a un dubbio amletico. E pensare che non dovrebbe essere così. Perché, secondo la Città, sono 12mila gli utenti abilitati a movimentare LVGA e ogni mese sarebbero migliaia le transazioni eseguite. Tanto che «nei soli mesi di giugno, luglio e agosto del 2023 le transazioni in LVGA sono state oltre 20mila», si annota.

«Non so se funziona»

Tutte abilitazioni e transazione che non sono avvenute evidentemente in questo negozio. Perché il commesso va a recuperare un tablet nel retrobottega e tra lo scaramantico e il fatalista mette subito le mani avanti: «Non so se funziona», dice, prospettando la possibilità al cliente di mettere mano al portafogli. Quello vero, si intende. Invece non soltanto funziona, ma il pagamento è velocissimo. Tanto che il negoziante si sorprende ed esclama: «Wow». Come se quello fosse il suo giorno fortunato. Sarà anche per quello che quando il finto-vero cliente sta per lasciare il negozio lo ferma e gli dice qualcosa che però all’inizio non è molto comprensibile e per questo è costretto a riformulare le parole. «Niente, volevo solo dirle che avrei dovuto prendere anche i suoi dati, ma facciamo pure un’altra volta». 

Scomodi? No, ottimi

Molto più convinta è invece una cameriera di un bar, sempre del centro. «I LVGA? Sono scomodi e funzionano male», è il suo commento secco. Che unito a un’espressione tranciante non lascia spazio a molti dubbi. In realtà borbotta anche qualcos’altro mentre si allontana. Qui però il POS dedicato è in bella vista accanto a quello delle carte di credito. Segno che in fondo non è così poco usato come le affermazioni della barista lasciano intendere. 

Sulla vetrina di un negozio di vestiti vicino alla pensilina dei bus fa bella mostra di sé, appiccicata al vetro con una ventosa, la bandierina delle tre modalità di pagamento elettroniche della città. Qui si va insomma fieri dei token. Così il finto-cliente toglie la maschera e si dichiara per quello che è. «Certo che ci sono persone che pagano in LVGA o in Bitcoin – risponde la negoziante – forse come tutte le novità anche questa ha solo bisogno di tempo per essere conosciuta e apprezzata. Lento? No, assolutamente. Il pagamento avviene normalmente», afferma convinta.

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