Alzheimer: che cos’è la sindrome del tramonto?

Molte persone con Alzheimer avvertono un peggioramento dei sintomi con il calare del sole: è la sindrome del tramonto, ma perché accade, e cosa fare?

Alzheimer: che cos'è la sindrome del tramonto?

Alzheimer: sintomi e ragioni della sindrome del tramonto. Shutterstock

Si chiama sindrome del tramonto (sundowning syndrome, in inglese): è la tendenza tra le persone con malattia di Alzheimer o altri tipi di demenze ad avvertire un peggioramento dei sintomi nelle ore tardo-pomeridiane e serali, al calare del sole. Di quali disturbi parliamo? Da che cosa dipendono, e come aiutare chi ne soffre?

SINDROME DEL TRAMONTO: CHE COS’È. L’espressione sindrome del tramonto è un termine che abbraccia una vasta gamma di sintomi che incorrono quando la luce naturale si abbassa. In questa fase chi soffre di Alzheimer può sperimentare un aumento dell’ansia e dell’aggressività, una maggiore confusione, la tendenza a seguire il caregiver in ogni suo spostamento, il desiderio di “tornare a casa” o “vedere la mamma”, una propensione a vagare o a confondere il giorno e la notte. Le manifestazioni della sindrome del tramonto possono cambiare in base allo stadio della malattia e alla personalità del paziente.

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PERDITA DI RIFERIMENTI. All’origine di tutto ci sono principalmente due fattori, uno esterno e uno interno. Il primo è il calar della luce, che rende i contorni degli oggetti più indefiniti, i colori più confusi, gli oggetti di arredo più nascosti e difficili da distinguere. I segnali sensoriali a cui le persone con demenza possono affidarsi per interpretare l’ambiente che li circonda allora diminuiscono e – considerando che il cervello di chi vive con l’Alzheimer fatica già in condizioni ottimali a integrare le informazioni provenienti dall’esterno – si comprende facilmente l’origine della confusione. Per fare un paragone, è come se ci chiedessero di svolgere un compito già difficile in una stanza poco illuminata.

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MENO RISORSE AGGIUNTIVE. Il secondo fattore è la scarsa riserva cognitiva sulla quale chi soffre di Alzheimer o di altre demenze può contare nei momenti di difficoltà. La riserva cognitiva è quella specie di bonus, inteso come quantità di risorse cognitive, che ci consente di fronteggiare l’invecchiamento come pure i cambiamenti inaspettati che richiedono al cervello capacità di adattamento. La malattia di Alzheimer inizia a erodere la riserva cognitiva, attraverso danni alle cellule cerebrali, già alcuni decenni prima della manifestazione dei sintomi. Pertanto quando la demenza viene diagnosticata, quel famoso “bonus” si è quasi del tutto azzerato e i sintomi, come la perdita di memoria, diventano visibili.

COGNITIVAMENTE ESAUSTI. Le persone con demenza di tipo Alzheimer e non solo che possono contare su una scarsa riserva cognitiva devono mettere in campo un grande sforzo mentale e di concentrazione anche solo per far fronte alle semplici azioni quotidiane.

Nelle ore del pomeriggio e della sera la stanchezza accumulata potrebbe renderli semplicemente sfiniti dal punto di vista cognitivo.

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COME AIUTARE? Come spiegato su The Conversation, le case delle persone con Alzheimer e delle loro famiglie dovrebbero sempre essere ben illuminate, per aiutare a integrare al meglio le informazioni visive anche quando è sera. Un breve pisolino dopo pranzo può aiutare a scaricare la stanchezza e affrontare meglio le ore successive. Tenere presente i bisogni di base, come fame e sete, la presenza di dolori, depressione o solitudine, è un altro tassello importante, così come ridurre l’apporto di sostanze stimolanti come caffeina e zucchero nelle ore serali, che possono contribuire a dare agitazione. Organizzare attività gradite durante il giorno, e mantenere una routine quotidiana regolare, aiuta a far arrivare a sera con la giusta dose di stanchezza, pronti per il riposo serale.

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