
I farmaci generici rappresentano la maggior parte delle prescrizioni emesse a livello globale e sono essenziali per il trattamento di un’ampia gamma di patologie comuni e croniche. Keystone / Photononstop / Philippe Turpin
I farmaci generici hanno margini risicati e filiere di lavorazione molto rigide. Le perturbazioni commerciali innescate dall’aumento dei dazi potrebbero far lievitare i prezzi, escludere alcuni produttori dal mercato e persino aggravare le carenze di medicinali.
di Vittoria Vardanega
I farmaci generici (versioni più economiche di farmaci di marca il cui brevetto è scaduto) sono la spina dorsale dell’assistenza sanitaria moderna. Rappresentano la maggior parte delle prescrizioni emesse a livello globale e sono essenziali per il trattamento di un’ampia gamma di condizioni comuni e croniche, dalle infezioni alle malattie cardiovascolari.
La loro accessibilità, però, ha un costo: le aziende produttrici di farmaci generici operano con margini ridottissimi e si affidano a complesse filiere globali, che li rendono particolarmente vulnerabili ai turbamenti esterni. Secondo esperti ed esperteCollegamento esterno, l’introduzione di nuovi dazi potrebbe ridurre la dipendenza dai fornitori stranieri, stimolando la produzione nazionale, ma si tratta di una strategia rischiosa, che potrebbe far lievitare i costi e addirittura escludere alcuni produttori dai mercati chiave.
In un’intervistaCollegamento esterno rilasciata ad aprile a Fierce Pharma, un sito web di notizie relative all’industria farmaceutica, Ronald Piervincenzi, amministratore delegato della United States Pharmacopeia (USP), gruppo no-profit che stabilisce gli standard di qualità dei farmaci, ha dichiarato che i dazi potrebbero portare a interruzioni della produzione o a carenze nel settore: “Non so se questo tipo di imposta possa davvero essere un incentivo a trasferire [la propria filiera] e non a produrre qualcos’altro o a fare acquisti per un mercato diverso”, ha aggiunto.
Finora i prodotti farmaceutici sono rimasti esclusi dai nuovi dazi statunitensi, ma la situazione potrebbe non durare a lungo. Il Presidente Donald Trump ha ribadito più volte che intende colpire le importazioni di prodotti farmaceutici, e ad aprile il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha avviato un’indagineCollegamento esterno per verificare se tali importazioni rappresentino un rischio per la sicurezza nazionale. In teoria avrebbe fino a nove mesi di tempo per fornire dei risultati, ma il segretario al Commercio Howard Lutnick ha dichiarato che i dazi – del 25% o più, secondo le previsioniCollegamento esterno – potrebbero arrivare prima. Al momento non sembra che i farmaci generici saranno trattati diversamente dai prodotti di marca.
La dipendenza dall’Asia
Dietro l’accessibilità dei farmaci generici si nasconde una filiera globale che dipende in forte misura dall’Asia, dipendenza che le recenti minacce tariffarie degli Stati Uniti puntano a risolvere stimolando la produzione nazionale. A Nuova Delhi, in India, un dipendente di una farmacia sta preparando medicinali generici per un cliente. L’India si è guadagnata il soprannome di “farmacia del mondo in via di sviluppo”. PRAKASH SINGH / AFP
Secondo alcune stime, la Cina da sola produce l’80% dei principi farmaceutici attivi (API) al mondo, i componenti essenziali che conferiscono ai farmaci il loro effetto terapeutico. Per almeno tre farmaci generici essenziali elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, la produzione globale di API si concentraCollegamento esterno tutta in Cina.
In EuropaCollegamento esterno, circa l’80% dei principi attivi utilizzati nei farmaci generici e il 40% dei farmaci generici finiti sono prodotti in Cina o in India. Negli Stati UnitiCollegamento esterno, fino al 2021 il 90% degli stabilimenti che producevano API generiche per il mercato locale si trovava all’estero, così come circa due terzi degli stabilimenti che producevano farmaci generici finiti.
Se gli Stati Uniti importanoCollegamento esterno dalla Cina appena il 16% dei loro principi attivi, la dipendenza indiretta è maggiore. Quasi il 40% dei farmaci finiti in vendita nel Paese viene dall’India, nazione che, a sua volta, si procura fino all’80% delle API dalla Cina.

Alcuni prodotti fanno particolare affidamento su questa filiera globale: si stimaCollegamento esterno che il 90-95% dei generici sterili iniettabili utilizzati negli ospedali e nelle strutture di pronto soccorso statunitensi dipenda da materie prime o principi attivi provenienti da Cina e India.
Ulteriori carenze in arrivo?
Sebbene i singoli farmaci generici possano essere venduti da più aziende, molte si affidano allo stesso fornitore per i principi attivi. Un eventuale blocco nelle prime fasi della filiera, come un’interruzione nella fornitura delle materie prime o delle API a causa dei dazi, può quindi ripercuotersi su tutti i produttori. “La filiera dei farmaci generici è come un albero dal tronco sottile: in cima è carico di frutti, ma basta un problema alla radice per farlo crollare”, ha dichiarato Jonathan Silcock, professore associato presso la scuola di farmacia e scienze mediche dell’Università di Bradford, nel Regno Unito.
Anche quando le interruzioni si riescono a prevedere, incrementare la produzione non è semplice né veloce. “Se ci sono cinque aziende che producono lo stesso farmaco generico, significa che ognuna riesce a servire solo la propria fetta di mercato”, ha spiegato Ivan Lugovoi, assistente universitario di gestione della filiera medica e farmaceutica presso la Kühne Logistics University. “Se una abbandona il mercato, ad esempio a causa dei dazi, le altre non hanno le risorse necessarie per subentrare rapidamente”, cosa che aumenta il rischio di carenze di farmaci generici, un problema già pressante in molti Paesi.
Il mondo non si è ancora ripreso dagli effetti dell’insufficienza di medicinali, dal paracetamolo all’amoxicillina (un antibiotico di prima linea utilizzato per il trattamento delle infezioni batteriche nei bambini), dovuta almeno in parte a blocchi della filiera causati dalle restrizioni per il Covid-19.
“Quando la domanda è aumentata, le aziende produttrici non sono state in grado di aumentare la produzione a velocità sufficiente per soddisfarla”, ha detto Lugovoi.
Ogni ulteriore pressione rischia di frammentare ulteriormente l’offerta, e non solo per i farmaci generici. Anche i produttori di farmaci di marca, nonostante le maggiori risorse, hanno lanciato l’allarme: “I dazi possono portare al blocco delle filiere e quindi a carenze”, ha dichiaratoCollegamento esternol’amministratore delegato di Johnson & Johnson durante la trimestrale sugli utili in aprile.