(La Favola della Val Mara)
C’era una volta, tra il Lago di Lugano e le vette del Monte Generoso, una valle lunga e silenziosa che tutti chiamavano Val Mara. Era una valle stretta, a tratti ripida come una scala di montagna, e dolce in altri punti come una carezza.
Ogni notte, la Val Mara dormiva tra i sogni dei suoi monti: il Sighignola, che sembrava un gigante gentile e il Monte Generoso, che vegliava come un nonno severo anche su di lei.
Ma quando ancora il cielo era buio e le stelle non avevano finito di brillare, succedeva qualcosa di magico.
I primi a svegliarsi erano i cervi e le volpi, poi le ghiandaie cominciavano a fischiettare tra i rami. Ma erano i papà e le mamme della Valle Intelvi che, salendo sulle loro auto con thermos e sogni in tasca, svegliavano il sole.
Sì, perché quando partivano — piano piano, senza far rumore — la luce cominciava a filtrare tra gli alberi, come se il sole avesse sentito il rumore dei motori e avesse detto:
“Ecco, anche oggi si lavora. È ora di alzarsi!”
Le loro auto percorrevano la Val Mara con attenzione: curve strette come abbracci, salite che sembravano domande, e poi la discesa — lunga, rapida, silenziosa — verso la Svizzera. Alcuni andavano a Lugano, altri a Mendrisio o a Chiasso. Tutti attraversavano quella valle che univa due Stati e due cuori: l’Italia e la Svizzera.
Un tempo, quei monti erano confine e distanza. Oggi, grazie a quelle famiglie coraggiose, sono un ponte di amicizia e fatica condivisa.
Nessun bambino li vede partire, perché stanno ancora sognando. Ma se una notte vi svegliate molto presto, affacciatevi alla finestra e ascoltate: il primo rumore che sentirete non sarà il canto del gallo, ma la voce discreta di una valle che si mette in moto per amore.
E se guardate in alto, potreste persino vedere il sole che sbuca dal Sighignola e fa l’occhiolino a tutti quei genitori e dice con un sorriso:
“Bravi, anche oggi siete riusciti a svegliarmi.”
Testo Manuela Valletti
Illustrazione Lumen