
(Favola per i bambini della Valle Intelvi)
C’era una volta, sulla cima del Monte Sighignola, una vecchia panchina di legno che parlava solo a chi si sedeva con il cuore aperto.
Nessuno lo sapeva, tranne i bambini della valle. Loro sì, che ogni tanto salivano fin lassù con il nonno o la maestra, per guardare il mondo dall’alto.
La panchina, che si chiamava Sospiro, raccontava storie a chi sapeva ascoltare. “Guarda laggiù,” diceva un giorno a Tommaso, un bimbo curioso dagli occhi chiari come il cielo, “quelle sono le Alpi svizzere, che proteggono il mondo come un grande abbraccio.”
“E quello è il lago di Lugano!” aggiungeva, e il vento pareva annuire. “Sotto la sua superficie vivono i pesci più educati d’Europa, dicono ‘permesso’ prima di sfrecciare!”
Poi, nei giorni di cielo limpido, Sospiro si faceva serio. “Vedi laggiù, piccino mio? Dove finisce il mondo e comincia il sogno? C’è il Monte Rosa, che sussurra alla luna, e il Cervino, che si specchia tra le nuvole come un vecchio saggio.”
Ma la cosa più incredibile accadeva solo una volta ogni tanto. Quando l’aria era così chiara da sembrare lavata dal tempo, Tommaso scorgeva qualcosa di lontano, lontanissimo. Un puntino dorato in cima a un ago di pietra.
“La vedi?” sussurrava Sospiro. “Quella è la Madonnina del Duomo di Milano. Ti sta salutando. E sai perché si fa vedere da qui?”
Tommaso faceva no con la testa.
“Per ricordarti che anche se sei piccolo e vivi in una valle tra due laghi, il tuo cuore può vedere lontano. Più lontano di tutti. Come gli occhi della montagna.”
E ogni bambino che scendeva da lì, portava con sé un segreto: che la Valle Intelvi è un posto speciale, da cui si può vedere tutto il mondo… e anche un po’ di più.
Testo Manuela Valletti
illustrazione Lumen